11 Settembre 2017

La storia è lunga e non importa, quindi riassumo: sto leggendo Borges, non posso non condividere il sollievo che stanotte provo nel leggere questi versi, lo traduco per chi non parla spagnolo; tradurre vuol dire tradire: sì, lo so, ma il tradimento a volte può essere un atto d’amore. Purché ci sia il cuore.

Difendimi, Signore. (Il vocativo

non implica nessuno. È solo una parola

di questo esercizio che la noia elabora

e che nella sera di paura scrivo).

Difendimi da me. Lo dissero già

Montaigne e Browne e uno spagnolo che ignoro;

qualcosa ancora mi resta di tutto quell’oro

che i miei occhi d’ombra raccolsero.

Difendimi, Signore, dall’impaziente

voglia di essere marmo e oblìo;

difendimi dall’essere chi sono già stato,

dall’essere chi sono già stato irrimediabilmente.

Non dalla spada o dalla rossa lancia

difendimi, ma dalla speranza.

Defiéndeme, Señor. (El vocativo

no implica a Nadie. Es sólo una palabra

de este ejercicio que el desgano labra

y que en la tarde del temor escribo).

Defiéndeme de mí. Ya lo dijeron

Montaigne y Browne y un español que ignoro;

algo me queda aún de todo ese oro

que mis ojos de sombra recogieron.

Defiéndeme, Señor, del impaciente

apetito de ser mármol y olvido;

defiéndeme de ser el que ya he sido,

el que ya he sido irreparablemente.

No de la espada o de la roja lanza

defiéndeme, sino de la esperanza.

Jorge Luis Borges, “Religio Medici, 1643”, El oro de los tigres 

(Trad. A. Spoto) 

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